venerdì 31 dicembre 2010

Questione di botti



Giorno di scoppi di petardi di tappi di spumanti di lacrime di gioia (?) di grandi mal di testa.

Giorno di saluti e di abbracci e di una certa ipocrisia.

Giorno di fantasia di progetti per il futuro. Mi abbraccerai? Ti abbraccerò? Raggiungerò il traguardo? Ritroverò la quiete al mio ritorno? Dipingerò il corridoio? Farò quel volo di sedici ore? Comprerò la K5? Scriverò per la guida? Otterrò quello che non chiedo ormai più? (ne sarei rallegrato?) L’asilo e i virus. Nuovo lavoro e idee. Nuove bottiglie che mi ispireranno, mi cambieranno, mi convinceranno, mi spingeranno a successive domande. Ci saranno forse malattie? I denti del giudizio resteranno al loro posto? Il Governo cadrà? (vi succederà uno migliore?).

Giorno di pensieri di bilanci, nostalgia per ciò che se ne va di un anno positivo. Il viaggio a nord della vigna, quello oltre il sipario del teatro, battesimale o aziendale. Quelli andati che restano o che restano ma sono andati. Odori che sono come ossigeno. Stanze di cui aprire le finestre.

Bottiglie vuote che si lasciano dimenticare ed altre ancora vive dentro. Come il Lagrein di Solva, lo Chassagne Montrachet 2005 con la polenta al tartufo, l’Aglianico del Vulture di D’Angelo, il Pinot Noir valdostano di Ottin, il Metodo Classico senza etichetta di De Bartoli, i due stupefacenti Merlot di Radikon e di Massa Vecchia e la Vitovska giovane di Zidarich bevuta sul belvedere. E poi anche Joly e la paradigmatica, monumentale Coulée de Serrant 1999, il Barbacarlo di Lino Maga, il Nerello Mascalese di Cornelissen ma anche quello di Foti, La Stoppa 2002, il Chianti Classico Riserva 1982 Castell’in Vigna, l’Amarone della Tenuta S. Antonio e quello di Stefano Accordini. Il pazzesco Champagne Les Rachais di Raymond Bouland, il Valtellina classico di ArPePe.

Piacere passato che come un’onda lascia al suo ritiro schiuma e plancton a nutrire l’anima. A fare di noi uomini e donne migliori come solo le emozioni sanno. E, a volte, i dolori.

Giorno di scoppi di amori di sogni di liti di guerre di risate.

Ma non giorno di parole al vento di superficialità.

sabato 11 dicembre 2010

Roma invita a rinascere

C'era una luce splendida a Roma quel giorno. Ed io sono uscito e ho vagato per la città, ho fatto foto mi sono lasciato trasportare da ricordi, suggestioni nostalgie malinconie desideri e certezze.
E poi ho fatto tappa da Enzo dove tartufo e filetto hanno consolato la tristezza mia di Luigi e Raimondo per aver rimandato le eno-scorribande in langa e provenza.



Già natale il tempo vola,
l'incalzare di un treno in corsa,
sui vetri e lampadari accesi nelle stanze dei ricordi,
ho indossato una faccia nuova,
su un vestito da cerimonia
ed ho sepolto il desiderio intrepido di averti affianco.

Allo specchio c'è un altra donna,
nel cui sguardo non v'è paura
com'è preziosa la tua assenza
in questa beata ricorrenza,
ad oriente il giorno scalpita non tarderà.

Guarda l'alba che ci insegna a sorridere,
quasi sembra che ci inviti a rinascere,
tutto inizia, invecchia, cambia forma,
l'amore tutto si trasforma
l'umore di un sogno col tempo si dimentica.

Già natale il tempo vola,
tutti a tavola che si fredda,
mio padre con la barba finta
ed un cappello rosso in testa
ed irrompe impetuosa la vita, nell'urgenza di prospettiva

Già vedo gli occhi di mio figlio
e i suoi giocattoli per casa,
ad oriente il giorno scalpita,
la notte depone armi e oscurità..

Guarda l'alba che ci insegna a sorridere,
quasi sembra che ci inviti a rinascere,
tutto inizia, invecchia, cambia forma,
l'amore tutto si trasforma,
persino il dolore più atroce si addomestica,
tutto inizia, invecchia, cambia forma,
l'amore tutto si trasforma,
nel chiudersi un fiore al tramonto si rigenera.
(Carmen Consoli)