Caro Tony,
mi faccio vivo dopo tanto tempo e
ti chiedo scusa: qui in Italia c'è sempre tanto da fare ed io sono immerso
completamente nella mia esperienza. L'incredibile quantità di bellezze
artistiche di cui straborda questo paese è pari al livello di inconsapevolezza
che ha la popolazione di tale patrimonio. E poi il sole, la luce! Pensa che
oggi, un giorno di gennaio, ho preso il sole in riva al mare in camicia.
Ciò che mi ha irrimediabilmente
rapito è la stravaganza degli italiani. Contando sull'indifferenza verso i
turisti, si può calpestare il verde pubblico o fare il bagno in una fontana
senza che nessuno dei cittadini opponga la minima obiezione! Con un po' di
fortuna, se non si incontrano poliziotti, si potrebbe perfino portar via
qualche pezzo di una statua o di un antico muro imperiale. Numerosi turisti
bivaccano nelle piazze lasciando un'assurda sporcizia. Te lo immagini da noi?
Gli italiani sono molto tolleranti e tutto ciò dà ad uno straniero come me
l'incredibile illusione della libertà totale.
Tuttavia ci sono alcuni argomenti
che turbano la suscettibilità e vanno affrontati molto seriamente.
Uno di questi è il calcio. Se ti
dichiari completamente incompetente (come me che seguo solo il baseball) non
vieni considerato – ma sarai osservato, dal maschio italiano, con un obliquo
sospetto – e puoi contare sulla tranquillità di cui godono gli stolti, che è
molto simile all'indifferenza. In caso contrario ti è richiesta competenza su
regole, storia del campionato, calciomercato. Ma soprattutto dovrai schierarti.
Nulla è sgradito come un non-tifoso. Il calcio è il vero collante dell'identità
collettiva e, a quanto mi raccontano, anche della coesione nazionale che
durante i mondiali di calcio ritrova la propria ragione d'essere.
Un altro argomento serissimo e
identitario è la pastasciutta. Credo che non esista un italiano che non ne
mangi! La cosa incredibile è l'intransigenza che accompagna la consumazione di
questo piatto: ieri al ristorante ho sentito molti occhi addosso mentre
tagliavo gli spaghetti col coltello per poi mangiarli col cucchiaio. Qualcuno
ha riso apertamente di me! Ma che male c'è, voglio dire? Non stavo mangiando
con le mani, no? Non si può pensare che tutti imparino da bambini ad avvolgere
gli spaghetti! E d'altronde non si può impedire a chi non sa mangiarli di
godere del loro sapore. Ma il massimo l'ho raggiunto una settimana fa. Ero a
casa di amici italiani e quando ho chiesto di scolare la mia pasta alcuni
minuti dopo gli altri (in Italia la pasta si mangia cruda!) sono stato quasi
aggredito. “E' questione di cultura”, mi è stato detto. Dicono che se
non amo la pasta dovrei mangiare altro. Gli stessi commenti hanno accompagnato
l'aggiunta di pecorino ai macaroni con le vongole o il pane con gli gnocchi. Ma
io dico: perché non posso mangiare la pasta con leggerezza, senza inutili
complicazioni? L'importante è stare insieme in allegria! Quasi tutti gli
italiani potrebbero – anzi, lo fanno in realtà – disquisire per ore sul tipo di
pasta più adatto al ragù o ai funghi (rigatoni o spaghetti? Prova a indovinare,
vincerai un premio), sulla vera ricetta dell'amatriciana (la pancetta, a quanto
pare, è bandita: ci vuole il guanciale). Ho assistito personalmente ad un
dibattito fra puristi del pesto alla genovese: i fautori del parmigiano sono
incalzati dall'ala progressista che prevede un 50% di pecorino sardo nella
ricetta.
Io che vorrei solo un piatto di
pasta senza farmi troppi problemi sono trattato con sufficienza. Che fine fa
allora il buon cuore, la semplicità di tavole dalle tovaglie a quadri, la
schiettezza degli stornelli? In quei momenti mi sento inferiore e mi vien fatto
pesare il divario culturale fra un americano, che mangia bistecche piene di OGM
e patatine fritte, ed un popolo che ha insegnato al mondo l'arte del mangiare e
pretende ora di sostituire la basilare sussistenza con complesse elucubrazioni,
la nutrizione con la preparazione di costosi manicaretti.
A questa deriva bisogna dire
no!
Per tutti coloro che si spaccano
la schiena per guadagnare il pane, per chi è morto per la patria cantando
fieramente alla bandiera l'importanza di essere fratelli, ed esserlo senza
distinzioni velleitarie tra parmigiano reggiano e grana padano, gli italiani
dovrebbero cercare la verità e opporsi all'iniquità dell'analisi sensoriale della
pastasciutta.
So che sorriderai ad immaginarmi
impegnato in simili questioni, ma in Italia ho capito come mai prima
l'importanza di ritrovare il contatto coi valori autentici. Se rifletterai sono
certo che condividerai l'urgenza delle mie battaglie.
Spero di riuscire a scriverti
presto, affrontando il penoso tema della pasta all'uovo.
Tuo,
John Mc House
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Lettera trasmessa per gentile
concessione di Bocuse SpA, tradotta da Pellegrino Artusi.