lunedì 9 gennaio 2012

Caro Tony



Caro Tony,
mi faccio vivo dopo tanto tempo e ti chiedo scusa: qui in Italia c'è sempre tanto da fare ed io sono immerso completamente nella mia esperienza. L'incredibile quantità di bellezze artistiche di cui straborda questo paese è pari al livello di inconsapevolezza che ha la popolazione di tale patrimonio. E poi il sole, la luce! Pensa che oggi, un giorno di gennaio, ho preso il sole in riva al mare in camicia.

Ciò che mi ha irrimediabilmente rapito è la stravaganza degli italiani. Contando sull'indifferenza verso i turisti, si può calpestare il verde pubblico o fare il bagno in una fontana senza che nessuno dei cittadini opponga la minima obiezione! Con un po' di fortuna, se non si incontrano poliziotti, si potrebbe perfino portar via qualche pezzo di una statua o di un antico muro imperiale. Numerosi turisti bivaccano nelle piazze lasciando un'assurda sporcizia. Te lo immagini da noi? Gli italiani sono molto tolleranti e tutto ciò dà ad uno straniero come me l'incredibile illusione della libertà totale.

Tuttavia ci sono alcuni argomenti che turbano la suscettibilità e vanno affrontati molto seriamente.

Uno di questi è il calcio. Se ti dichiari completamente incompetente (come me che seguo solo il baseball) non vieni considerato – ma sarai osservato, dal maschio italiano, con un obliquo sospetto – e puoi contare sulla tranquillità di cui godono gli stolti, che è molto simile all'indifferenza. In caso contrario ti è richiesta competenza su regole, storia del campionato, calciomercato. Ma soprattutto dovrai schierarti. Nulla è sgradito come un non-tifoso. Il calcio è il vero collante dell'identità collettiva e, a quanto mi raccontano, anche della coesione nazionale che durante i mondiali di calcio ritrova la propria ragione d'essere.

Un altro argomento serissimo e identitario è la pastasciutta. Credo che non esista un italiano che non ne mangi! La cosa incredibile è l'intransigenza che accompagna la consumazione di questo piatto: ieri al ristorante ho sentito molti occhi addosso mentre tagliavo gli spaghetti col coltello per poi mangiarli col cucchiaio. Qualcuno ha riso apertamente di me! Ma che male c'è, voglio dire? Non stavo mangiando con le mani, no? Non si può pensare che tutti imparino da bambini ad avvolgere gli spaghetti! E d'altronde non si può impedire a chi non sa mangiarli di godere del loro sapore. Ma il massimo l'ho raggiunto una settimana fa. Ero a casa di amici italiani e quando ho chiesto di scolare la mia pasta alcuni minuti dopo gli altri (in Italia la pasta si mangia cruda!) sono stato quasi aggredito. “E' questione di cultura”, mi è stato detto. Dicono che se non amo la pasta dovrei mangiare altro. Gli stessi commenti hanno accompagnato l'aggiunta di pecorino ai macaroni con le vongole o il pane con gli gnocchi. Ma io dico: perché non posso mangiare la pasta con leggerezza, senza inutili complicazioni? L'importante è stare insieme in allegria! Quasi tutti gli italiani potrebbero – anzi, lo fanno in realtà – disquisire per ore sul tipo di pasta più adatto al ragù o ai funghi (rigatoni o spaghetti? Prova a indovinare, vincerai un premio), sulla vera ricetta dell'amatriciana (la pancetta, a quanto pare, è bandita: ci vuole il guanciale). Ho assistito personalmente ad un dibattito fra puristi del pesto alla genovese: i fautori del parmigiano sono incalzati dall'ala progressista che prevede un 50% di pecorino sardo nella ricetta.

Io che vorrei solo un piatto di pasta senza farmi troppi problemi sono trattato con sufficienza. Che fine fa allora il buon cuore, la semplicità di tavole dalle tovaglie a quadri, la schiettezza degli stornelli? In quei momenti mi sento inferiore e mi vien fatto pesare il divario culturale fra un americano, che mangia bistecche piene di OGM e patatine fritte, ed un popolo che ha insegnato al mondo l'arte del mangiare e pretende ora di sostituire la basilare sussistenza con complesse elucubrazioni, la nutrizione con la preparazione di costosi manicaretti.

A questa deriva bisogna dire no! 

Per tutti coloro che si spaccano la schiena per guadagnare il pane, per chi è morto per la patria cantando fieramente alla bandiera l'importanza di essere fratelli, ed esserlo senza distinzioni velleitarie tra parmigiano reggiano e grana padano, gli italiani dovrebbero cercare la verità e opporsi all'iniquità dell'analisi sensoriale della pastasciutta.

So che sorriderai ad immaginarmi impegnato in simili questioni, ma in Italia ho capito come mai prima l'importanza di ritrovare il contatto coi valori autentici. Se rifletterai sono certo che condividerai l'urgenza delle mie battaglie.

Spero di riuscire a scriverti presto, affrontando il penoso tema della pasta all'uovo.

Tuo,
John Mc House

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Lettera trasmessa per gentile concessione di Bocuse SpA, tradotta da Pellegrino Artusi.